“[…] Sono morti per noi e abbiamo un grosso debito verso di loro… […]
Questo debito dobbiamo pagarlo…gelosamente…continuando la loro opera, rifiutando di trarre dal sistema mafioso anche i benefici che possiamo trarne, anche gli aiuti, le raccomandazioni, i posti di lavoro… facendo il nostro dovere… […]
La lotta alla mafia, il primo problema da risolvere, nella nostra terra bellissima e disgraziata, non doveva essere soltanto una distaccata opera di repressione, ma un movimento culturale e morale che coinvolgesse tutti, e specialmente le giovani generazioni, le più adatte a sentire subito la bellezza del fresco profumo di libertà, che fa rifiutare il puzzo del compromesso morale, della indifferenza, della complicità, e quindi della contiguità.
Ricordo la felicità di Falcone, quando in un breve periodo di entusiasmo, egli mi disse:
“La gente fa il tifo per noi”.
E con ciò non intendeva riferirsi soltanto al conforto che l’appoggio morale della popolazione dà al lavoro del giudice… Significava qualcosa di più! …
Significava che il nostro lavoro… stava anche smuovendo le coscienze… […] ”
Paolo Borsellino. Palermo, 23 giugno 1992.
Estratto del discorso per la commemorazione di Falcone ad un mese dalla sua uccisione.