19 Luglio 1992

Ormai ricordo praticamente a memoria la parte centrale di questo discorso di Paolo Borsellino, durante la veglia funebre organizzata il 20 Giugno 1992 in onore di Giovanni Falcone.

Certi passaggi sono bellissimi, ed altri una denuncia terribile, tuttora attuale e pesante come un macigno.

23 Maggio 1992

18 anni fa, il 23 Maggio 1992, a Capaci, Giovanni Falcone veniva ucciso dalla Mafia assieme alla moglie Francesca Morvillo ed ai tre agenti della scorta Vito Schifani, Antonio Montinaro e Rocco Dicillo.

La Mafia, esecutore diretto della strage, probabilmente con la complicità di parti delle istituzioni, quel giorno ci ha strappato una delle figure più belle di questa povera Italia.

Non bisogna mai dimenticare che Giovanni Falcone è morto perché era rimasto solo.
Isolato dai politici, dalle istituzioni e dalla maggior parte dei suoi stessi colleghi magistrati.

18 anni dopo, come allora, l’Italia è ancora un paese che ha bisogno di eroi.

Processo Spartacus

Su Repubblica oggi c’è un bell’articolo di Roberto Saviano sul processo Spartacus, giunto ormai a giudizio in Cassazione.

La portata di questo processo, dopo 11 anni di dibattimento, è pari solo al Maxiprocesso contro Cosa Nostra istruito da Falcone e Borsellino.

Entro 3 giorni la Cassazione deciderà se esiste la Camorra come organizzazione mafiosa e determinerà il ruolo dei Casalesi al suo interno.

Ricordi

“[…] Sono morti per noi e abbiamo un grosso debito verso di loro… […]
Questo debito dobbiamo pagarlo…gelosamente…continuando la loro opera, rifiutando di trarre dal sistema mafioso anche i benefici che possiamo trarne, anche gli aiuti, le raccomandazioni, i posti di lavoro… facendo il nostro dovere… […]
La lotta alla mafia, il primo problema da risolvere, nella nostra terra bellissima e disgraziata, non doveva essere soltanto una distaccata opera di repressione, ma un movimento culturale e morale che coinvolgesse tutti, e specialmente le giovani generazioni, le più adatte a sentire subito la bellezza del fresco profumo di libertà, che fa rifiutare il puzzo del compromesso morale, della indifferenza, della complicità, e quindi della contiguità.
Ricordo la felicità di Falcone, quando in un breve periodo di entusiasmo, egli mi disse:
“La gente fa il tifo per noi”.
E con ciò non intendeva riferirsi soltanto al conforto che l’appoggio morale della popolazione dà al lavoro del giudice… Significava qualcosa di più! …
Significava che il nostro lavoro… stava anche smuovendo le coscienze… […]

Paolo Borsellino. Palermo, 23 giugno 1992.
Estratto del discorso per la commemorazione di Falcone ad un mese dalla sua uccisione.