Disonestà intellettuale. Non ci aspettavamo niente di meno

C’è stato un supposto tentato attentato a Belpietro, il direttore di Libero.

Le modalità non sono molto chiare, tanto che esistono già due versioni molto diverse rese dai protagonisti della vicenda.
Non si sa se il supposto attentatore lo fosse davvero o fosse un semplice rapinatore.

Ammettiamo che fosse davvero un attentatore e che volesse fare del male o uccidere Belpietro.

Il gesto è spregievole e va condannato. Ci mancherebbe.
Belpietro è un essere umano come chiunque.

Benissimo.
Come mi aspettavo, è iniziata la manfrina da parte di Sallusti, il direttore de “Il Giornale” per piegare a vantaggio del proprio capo la vicenda.

A l’Ultima Parola, una trasmissione di Gianluigi Paragone per cui il CdA Rai non protesta mai, e basta questo per certificare il livello di quello che viene detto lì dentro, Sallusti ci diletta con ragionamenti di una disonestà intellettuale tale che uno veramente non può dubitare più del suo specifico ruolo di manganellatore ad uso e consumo del proprio capo pagante.

Una persona del genere non è un giornalista. E’ un esecutore di ordini.
Non esiste alcuna ragione al mondo per cui possa avere un minimo di validità e coerenza logica la sua tesi. Ascoltate.

Qualcuno ha ascoltato Di Pietro, e coerentemente con quello che ha ascoltato, voleva sparare a Belpietro“.

Sallusti si riferisce all’intervento di Di Pietro alla Camera, per le dichiarazioni di voto alla richiesta di porre la questione di fiducia sull’intervento del Presidente del Consiglio del 29 Settembre.

Un intervento che ritengo inappropriato nei toni, ma totalmente condivisibile in larga parte nei contenuti.
E non vedo proprio come uno non dovrebbe (ripeto, eccettuati i toni), nel caso non avesse vissuto col prosciutto sugli occhi, o esclusivamente di fronte alla televisione in questi anni.
E finalmente queste cose risuonano in parlamento e resteranno per i posteri nei resoconti della Camera.

Sallusti vuole rendere Di Pietro il novello Toni Negri? Faccia pure. Per quanto patetico sia questo ragionamento, potrebbe avere un certo fondamento storico interessante, su cui potrebbe valere la pena di discutere civilmente.
E la Storia, è una delle poche cose di cui vale sempre la pena parlare.

Quello che rivela l’inqualificabile disonestà intellettuale di Sallusti è quello che segue.

Sallusti fa il passo più lungo della gamba, e riesce perfino a dire che in sostanza Fini è il mandante morale del fallito attentato, perché ha fiancheggiato Di Pietro, non togliendgli la parola alla Camera durante il suo discorso.

Bella questa transitività all’indietro della responsabilità morale per l’istigazione all’omicidio.
A chi la estendiamo? Anche al costruttore dei microfoni della Camera, che non si sono rotti quando stava parlando Di Pietro?

Come se ce ne fosse bisogno, questa è l’ennesima dimostrazione di cos’è il giornalismo oggigiorno a “Il Giornale”.
E complimenti.

P.S. ed il famoso contraddittorio a L’Ultima Parola, in cui Di Pietro, chiamato in causa come mandante morale di un omicidio può rispondere? Lì va tutto bene invece.

P.S.2 a tesi così bislacche un potrebbe rispondere dicendo:
“L’attentatore voleva uccidere Di Pietro, però si è confuso con il nome ed è andato a casa di Belpietro”.
Perché è quasi questo il livello di fondamento logico della discussione, tanto per essere generosi con i termini.

Il nuovo abisso giornalistico

In effetti, non si può non essere d’accordo con la definizione de il Nichilista, a riguardo di questa roba qua, pubblicata dal giornale diretto da Maurizio Belpietro, noto anche con il divertente nome di Libero.

Da Santoro a Belpietro

Le recente polemica sulla supposta buonuscita di 2.5 milioni di Euro (ovvero tre annualità) che riceverebbe Santoro per la risoluzione del proprio contratto con la Rai non mi tocca molto nel profondo.

Innanzitutto se proprio bisogna parlare di solidi, i politici di sicuro sono fra gli ultimi che si possono permettere di dire qualcosa.

E per di più noto con piacere che su Santoro si scaglia l’intero arco costituzionale, ma proprio tutti.
Non mi pare che ci sia stata una simile indignazione per il ben più remunerativo contratto di Bruno Vespa, vista anche l’evidente disparità di introiti garantiti in termini di pubblicità da “Porta a Porta” a rispetto della corazzata di “Annozero”.

La cosa che più mi dispiace è che ogni tanto mi faceva piacere accendere la televisione il giovedì sera ed ascoltare un po’ di temi impossibili da vedere in qualsiasi altro programma.

Perché come ho (anche piuttosto bruscamente) ribadito ad un mio amico, Annozero non è stato soprattutto “Processi in diretta”, come direbbe il primo passante che non vede nemmeno la trasmissione, ma ha trattato tanto il tema del LAVORO.
Sì, in questo periodo di crisi nerissima, Annozero forniva una finestra per capire veramente come stanno le cose.

I disoccupati e i cassintegrati che protestano non vanno di certo sui telegiornali.

E per finire la notizia di chi probabilmente sarà il sostituto di Santoro l’anno prossimo è ferale: Maurizio Belpietro.

Bene, in autunno avrò una sera libera in più a settimana.

Soldi e carta buttati

Il fatto che i contributi all’editoria vengano erogati in base alle copie tirate e non alle copie vendute genera cataclismi di ogni genere.

Innanzitutto sprechi di carta che gridano vendetta. E giornate totalmente rovinate.

Per dire, oggi esco di casa, e mi trovo in cassetta delle lettere una copia di “Libero”. E’ stato distribuito in tutte le cassette almeno dell’intero isolato. Ma chi lo vuole? Ma chi te lo ha chiesto?

Io sono contrario ai giornali gratuiti, però per lo meno si sostengono con la pubblicità. Io mi devo cuccare “Libero” e per di più pagarlo indirettamente con i contributi dello stato (cioè coi soldi nostri).

Me lo sono portato in ufficio il quotidiano “Libero”, visto che finora non l’avevo mai sfogliato (solo visite al suo sito quando dovevo citare preziosità dei suoi giornalisti). Non riesco a non immaginare la voce di Belpietro mentre leggo velocemente gli articoli.

Si salva: pag.8 “Scrocconi a vita”, sui privilegi degli ex-parlamentari. Belpietro populista quanto Beppe Grillo insomma.

Non si salva: Quasi tutto il resto, con titoli provocazione che generano l’orticaria. Ad esempio “Studenti autolesionisti, in piazza per i baroni”. Sulla sezione della giustizia, scontati travasi di bile. Tra l’altro scopro pure che anche secondo l’Unione delle Camere Penali la vera cura per la giustizia in Italia è la separazione delle carriere dei magistrati. Lasciamo stare.

P.S.

Stavo ragionando su quale sia il contrario di “Libero” più appropriato in questo contesto. Ce ne sono due in realtà:

  1. “Servo”;
  2. “Occupato”, detto come “Occupaaatoooo!”, ovvero quando qualcuno vi molesta tentando di mettervi fretta mentre siete in bagno.

Ai lettori l’ardua sentenza.