Toghe rotte

Toghe_rotte

A complemento del mio post sullo stato della giustizia con Piercamillo Davigo, oggi vi propongo, in versione attualizzata e leggermente ritoccata, la recensione di “Toghe Rotte” di Bruno Tinti che avevo preparato qualche tempo fa e distribuito a qualche amico. Già che ci siamo, vi segnalo anche il blog di Bruno Tinti dove poter leggere dei suoi interventi in tema di giustizia.

La disinformazione quotidiana in telegiornali e quotidiani sulla magistratura e sullo stato della giustizia è qualcosa di incredibile. E proviene ovviamente da fonti di “centro-destra” (le virgolette sono sempre d’obbligo) ma anche da molti benpensanti di “sinistra” per non parlare dei sempreverdi (pun intended) Marco Boato & co.

Un po’ più di metà Italia è convinta che la lentezza dei processi sia dovuta all’indolenza della magistratura requirente (i pubblici ministeri, PM) e giudicante (i giudici). L’altra metà non so se non ne sia convinta ma in ogni caso non sa spesso che dire per ribaltare questo dogma inculcato dalla propaganda martellante.

E non si può negare che ci siano casi che giustamente incoraggino questa visione, come quel giudice sciagurato, che dopo 8 anni non aveva ancora depositato le motivazioni di una sentenza di condanna, causando la scarcerazione del figlio di Totò Riina, in carcere per Mafia.
Terreno fertile per chi vuole appositamente generalizzare a tutta la categoria, nascondendo i problemi reali della giustizia in Italia.

Quando non si ha una conoscenza della reale situazione della giustizia italiana e neanche una sua minima percezione, si diventa facile preda di qualunquismi e di panzane di ogni tipo: come quella secondo la quale i mali della giustizia italiana deriverebbero dalla mancata separazione delle carriere dei magistrati.

E quindi, continuando ad ascoltare questa gente, parecchi si sono convinti che:

  • i processi a certe persone (casualmente dei politici di “centro-destra”) siano processi politici, orditi dalle Toghe Rosse (una potente minoranza composta da nostalgici di Togliatti);
  • i pubblici ministeri si divertano ad incarcerare innocenti;
  • i pubblici ministeri invadano continuamente la privacy di tutti i cittadini con le loro intercettazioni telefoniche;
  • fare le intercettazioni costi un patrimonio;
  • quando un giudice scarcera un *presunto* (ma ovviamente colpevole per i noti garantisti) assassino, pedofilo, stupratore sia colpa sua, e non invece degli articoli che regolamentano i termini della custodia cautelare;
  • quando un giudice vuole incarcerare un parlamentare od un politico di un’amministrazione locale questa sia una sua personale e faziosa iniziativa, e non invece perché sussiste la possibilità di reiterazione del reato, inquinamento delle prove o fuga.
  • i processi in falso in bilancio e reati correlati non siano gravi e non dèstino allarme sociale (lo sostengano di fronte agli azionisti Parmalat. Poi se non tornano con troppe ammaccature ne riparliamo).
  • Ormai un po’ più di un anno fa ho letto uno libro che mi è piaciuto molto

    “Toghe Rotte”, di Bruno Tinti (ed. Chiarelettere).

    Bruno Tinti è stato un Procuratore Aggiunto presso la Procura della Repubblica di Torino.
    Si è specializzato in reati finanziari (truffa, peculato, evasione, falso in bilancio, etc..).

    Difficilmente ho trovato un libro così semplice ed illuminante.

    La prima parte del libro è divisa in una serie di racconti brevi, scritti da sostituti procuratori, procuratori aggiunti, giudici, sparsi in tutta Italia, che hanno preferito restare anonimi.
    In ogni racconto, il magistrato parla in prima persona e ci accompagna in una giornata tipo di un magistrato, vista con i suoi occhi.

    Sono racconti tragicomici, che fanno constatare con mano il terribile sfascio della giustizia italiana.
    Ci sono pm costretti a fare gli elettricisti perchè non funzionano i fonografi per registrare le deposizioni, macchine senza benzina, mancanza di cancellieri, atti irrintracciabili, imputati che fingono di stare male, pubblici ministeri chiamati in supplenza a sostenere l’accusa per processi di cui non sanno niente, trucchi di ogni tipo degli avvocati…
    Come se non bastasse il nostro ordinamento giudiziario iper-garantista.

    Non mancano inoltre critiche verso la magistratura ed i magistrati stessi.

    Sono pagine leggere e colme di un’ironia inedita ed inaspettata, che danno un quadro tutto sommato anche molto umano della situazione. Venendo catapultati in quella che è veramente la situazione quotidiana in cui sono costretti a lavorare questi magistrati, allora si capisce perchè va tutto male nell’amministrazione della giustizia in Italia.

    La seconda e più breve parte invece è di Bruno Tinti.
    Dopo alcune brevi spiegazioni sul funzionamento dell’iter processuale penale, comprensibili per chiunque (finalmente!), scrive la sua analisi sulla situazione della giustizia e della Magistratura intesa come casta.

    Per quanto riguarda la situazione della giustizia, emerge che i rimedi che sarebbero necessari per sanare la corrente situazione sono davvero pochi e facilmente attuabili.
    Mai segno più evidente che la politica ha intenzionalmente alimentato i problemi della giustizia negli ultimi 20 anni e non vi ha appositamente posto rimedio.
    Perchè una Giustizia che non funziona, fa davvero comodo a tutti.

    Successivamente viene commentato il terribile degrado negli ultimi anni dell’ Associazione Nazionale Magistrati (una sorta di sindacato dei magistrati) e delle sue correnti interne, divise quasi fossero partiti politici.

    E’ insomma un quadro efficace e completamente esente da noiosi tecnicismi riguardante la situazione attuale della Magistratura e dello stato della Giustizia.
    Scritto da chi la Giustizia la ha amministrata davvero.

    Un buon vaccino contro certe vulgate anche troppo diffuse.